Ex Caserme: da vuoti urbani a centri della socialità

PrandinaSpesso, camminando per il nostro Paese, siamo attratti dai cosiddetti “vuoti urbani”: spazi inutilizzati, sottoutilizzati o abbandonati al degrado, attualmente privi di identità e relazioni, frutto di insediamenti come capannoni, industrie, magazzini, vecchie officine, laboratori o caserme.

Molte di queste zone fantasma sono beni appartenenti al Demanio Militare per i quali il Ministero della Difesa ha recentemente ordinato un’accelerazione alla loro dismissione, seguendo quando stabilito dal federalismo fiscale.

Tali aree, se recuperate e riutilizzate, possono essere messe a disposizione della collettività grazie a progetti che mirino a creare e ricostruire relazioni sociali, produrre cultura, arte, stimolare l’artigianato, l’agricoltura, forme di lavoro autogestite e attività imprenditoriali giovanili.

In Italia esistono già diversi casi di città virtuose, ad esempio Pisa, in cui il Municipio dei Beni Comuni ha occupato e ridato alla città gli immobili dell’ex-distretto militare Curtatone e Montanara, ribattezzato come Distretto 42.

Ulteriori casi di comuni virtuosi sono Reggio Emilia, Venezia e Bari. In quest’ultimo è situata l’ex Caserma Rossani che diverrà un grande spazio di aggregazione culturale, sociale e sportivo. Anche Bologna si sta impegnando per ridar vita a queste entità spesso definite come “non-luoghi”, attraverso la conversione dell’ex area militare Staveco in sede universitaria offrendo servizi adeguati sia agli studenti che al resto della popolazione che vive nei dintorni.

Più vicino a noi è invece l’esperienza del Comune di Vigodarzere, il quale sta per ottenere quasi definitivamente la concessione d’uso per scopi di Protezione Civile comunale e di distretto e un magazzino provinciale per il Genio Civile per finalità di Protezione Civile all’interno dell’ex deposito militare chiuso dal 2008. Oltre a queste destinazioni d’uso, attraverso un Piano di Valorizzazione, si potranno decidere le sorti dei rimanenti spazi dell’ex caserma.

Molteplici sono anche nel Comune di Padova le aree militari totalmente o parzialmente inutilizzate, come la Caserma Romagnoli e Prandina.

La prima, abbandonata a seguito della legge che sospese il servizio di leva obbligatorio, presenta vari edifici militari e aree verdi ricche di alberi. Non solo: essa si colloca in un contesto in cui sono presenti importanti elementi naturali-paesaggistici come il Parco Brentella dal quale si può raggiungere l’argine della Brentella, con le sue attività sportive e di tempo libero. A sud dell’ex Caserma, l’Istituto Agrario rappresenta un importante luogo di formazione in campo agro-alimentare e punto vendita di prodotti a Km0.

Anche i 49.000 mq dell’ex Caserma Prandina, che il PRG del 1957 destinava a parco pubblico, restano ad oggi uno spazio sottratto alla cittadinanza. L’area, temporaneamente affidata alla Prefettura, ai Vigili del Fuoco e alla Forestale, è largamente abbandonata ed al suo interno vi è un grande spazio verde e numerosi fabbricati del Novecento, classificabili come archeologia industriale di un certo pregio, che – anche per evitarne il degrado – potrebbero essere affidati in auto-recupero a cooperative di giovani per avviare attività culturali, coworking, ecc.

Rivitalizzare luoghi abbandonati creando occasioni per ripristinare il tessuto sociale e attività con finalità culturali, sociali, ricreative e di interesse collettivo, è un modo per creare fenomeni di solidarietà sociale, ma soprattutto lavorativa e di sostegno economico.

Puoi leggere l’articolo completo QUI.

Anna Lorenzetto, Legambiente Padova

5 thoughts on “Ex Caserme: da vuoti urbani a centri della socialità

  1. Cara Anna, la caserma Romagnoli attualmente è raggiungibile? Potremmo pensare di concordare con chi di dovere e portare avanti un progetto di verde (indipendentemente dalla destinazione d’uso futura, e molto aleatoria) che continui quanto fece un mio allievo quando prestò servizio militare presso questa caserma? possiamo raccogliere giovani disponibili a seguire dei corsi per la conservazione e la gestione del verde? A fine corso potremmo dare loro un patentino abilitante. Pensaci, e tieni presente che un esercito così potrebbe essere un’arma a disposizione (a pagamento concordato) delle amministrazioni pubbliche. Per esempio: il comune di Ponte s. Nicolò finirebbe di trucidare barbaramente OGNI ANNO gli alberi dei suoi viali messi a dimora e pagati (per vivere e non per essere assassinati) con denaro pubblico padovano derivante dal pagamento di Padova tanti anni fa con la tassa sui rifiuti solidi.
    Va a vedere e fotografa (se credi ti posso fornire io le foto!) sia quelle della primavera 2013 sia quelle di questa primavere (insisto primavera, non inverno!)

  2. Gentile professore, la ringrazio per il suo commento e per la sua interessante proposta. Per parlarne e per conoscerci, la invito l’11 maggio alla Marcia per la Pace. In tale data avremmo modo di vedere l’affluenza e l’interesse della collettività all’evento e alla tematica, parlare più accuratamente della sua proprosta e, magari, metterci d’accordo su cosa si può fare. All’iniziativa ci saranno degli esperti e potrebbe essere l’occasione per parlarne anche con loro.

  3. Sarebbe interessante che la cittadinanza avesse innanzitutto una idea complessiva sul destino delle molte caserme di Padova; non ci sono difatti solo la Romagnoli e la Prandina in dismissione, ma anche la Piave, con uin patrimonio anche architettonico e artistico rilevante. E poi quale sarà il destino dell’ex Ospedale militare? E la Caserma Barzon, vicina al Santo? Ci vuole, a mio parere, un convegno che porti alla luce piani, sia civili che militari, che restano “chiusi nelle segrete stanze” fino a cose già decise e non negoziabili. Prima di tutto conoscere!!! Nelle biblioteche di Padova si trova una piccola monografia su “Le infrastrutture militari a Padova” che dà un’idea del patromonio architettonico e artistico di cui si sta parlando. Diverso discorso andrebbe poi fatto per la valorizzazione, sia rivolto ai turisti ma soprattutto a padovani e italiani, dei cicli di affreschi presenti negli Oratori di Padova con delle brochure snelle e ben documentate che mostrino quali capolavori siano presenti a Padova oltre Giotto, Mantegna o Giusto de’ Menabuoi.

  4. io sono dell’idea che bisogna recuperare a verde ogni cm2 disponibile e bisogna dare il maggior spazio possibile all’agricoltura urbana.
    un’idea che si potrebbe valutare, estendendo il concetto degli orti sociali, potrebbe essere quella delle “serre sociali”. Non so se da qualche parte del mondo esistono, ma potrebbe essere un esperimento interessante.

  5. Sono d’accordo con lei. Durante la Marcia per la pace, alla quale le rinnovo l’invito, verranno nominate tutte le caserme di Padova. Noi attualemente stiamo iniziando a muoverci in questo contesto e date una serie di circostanze, abbiamo ritenuto opportuno partire dalla Romagnoli e Prandina, in futuro cercheremo di capirne di più anche sulle altre. Siamo solo all’inizio e vedere che questo argomento suscita interesse tra la collettività è uno stimolo per continuare su questa strada.

Comments are closed.