Approvato il PAT di Padova: un mare di cemento

Piano PiccinatoIn sede di conferenza di servizi, con la firma del vicepresidente della Provincia Mirko Patron e del sindaco reggente Ivo Rossi, è stato approvato il PAT, il nuovo Piano di Assetto del Territorio, che sostituisce il vecchio piano regolatore.

Attendiamo di conoscere gli aggiustamenti che il Comune ha introdotto (o introdurrà) per rispondere ai rilievi che la Provincia ha fatto nella fase di verifica del piano adottato, in cui si evidenziavano alcune incongruenze rispetto alla normativa regionale; ma non ci facciamo molte illusioni.

Nessun ripensamento e correzione ci sarà rispetto alla spropositata quantità di volume prevista dal nuovo piano. I 4.692.124 metri cubi da calare sulle residue zone verdi della città e in area agricola saranno confermati. E poco ci tranquillizzano le dichiarazioni di Rossi secondo cui tale volumetria sarà impegnata nel futuro Piano degli Interventi, che darà attuazione alle previsioni del PAT, solo qualora si rivelasse necessaria.

Tale affermazione è fuorviante perché l’art. 5 della L.R. 11/04 (la legge urbanistica regionale) prevede che, con l’entrata in vigore del Piano di Assetto del Territorio, il vecchio piano regolatore acquisisce il valore e l’efficacia di Piano degli Interventi per le parti coerenti con il PAT. Ebbene le parti del vecchio PRG che il PAT di Padova ha ritenuto coerenti con il nuovo assetto strategico della città inducono una volumetria di più di 2,6 milioni di metri cubi, che può essere edificata costituendo già il primo Piano degli Interventi.

In tali parti dichiarate coerenti con il PATricadono tutte le zone di perequazione, cioè ciò che rimane dei cosiddetti cunei verdi del primo Piano Regolatore del grande urbanista Luigi Piccinato, che dovevano rappresentare il verde di penetrazione verso il centro della città densa, posto a compensazione della nuova espansione edilizia prevista lungo le principali vie radiali che uscivano dal centro di Padova.

L’obiettivo che Legambiente e molte associazioni e personalità del mondo culturale ed ambientalista padovano avevano cercato di ottenere, chiedendo che il PAT fosse ridimensionato, era quello di salvaguardare dall’edificazione alcune di queste aree di perequazione.

Non è vero, come si vuol far credere, che se non si fosse approvato il PAT si sarebbe dovuti ripartire da zero. La conferenza di servizi, eventualmente attraverso uno o più incontri interlocutori, avrebbe potuto quantificare la percentuale di ridimensionamento volumetrico del PAT ed approvarlo ponendo delle condizioni a cui il comune avrebbe potuto adeguarsi nei tempi necessari, senza l’ansia della scadenza elettorale.

Si è preferito approvare un piano vistosamente sbagliato nelle previsioni di sviluppo insediativo, cercando di salvare la faccia dicendo che nessun metro cubo dei 2 milioni e più, previsti come incremento dei 2,6 milioni della capacità residua del vecchio PRG, verrà inserito nel prossimo Piano degli Interventi. Ma la quasi totalità di quei 2 milioni di metri cubi era destinata in parte (quasi 900.000) all’edilizia residenziale pubblica – quella che maggiormente è richiesta dalle giovani coppie e dai nuclei familiari meno abbienti o legati all’immigrazione – ed in parte (altri 800.000 metri cubi) alla creazione di una dotazione strategica destinata a crediti edilizi, compensazioni ed incentivi per l’attuazione di zone di riqualificazione e di servizi. Volumi a cui difficilmente si può rinunciare, vista la loro finalità, per cui in qualche modo saranno fatti rientrare nel Piano degli Interventi. A tutto ciò si aggiunge la colata di cemento prevista, in deroga alla pianificazione di qualsiasi livello (e quindi sia al PAT che al P.I.) dal Piano Casa regionale.

L’impressione è che l’attuazione del nuovo Piano di Assetto del Territorio sarà un navigare a vista in un mare di cemento. Chi ha approvato questo PAT sbagliato ha bisogno di una grande abilità per gestirlo senza causare danni. Se ne assumerà comunque la responsabilità. Noi di certo continueremo nella nostra campagna contro il cemento e lo spreco di territorio.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova

4 thoughts on “Approvato il PAT di Padova: un mare di cemento

  1. La storia dei tentativi falliti di instituire in Italia una legge urbanistica nazionale è tristemente lunga. Mi limito a ricordare il Piano solo (1964, De Lorenzo – Segni), quando la mafia affaristica- edilizia ha minacciato un colpo di stato per impedire una regolamentazione urbanistica nazionale. Quando si esce dai confini italiani in direzione Parigi o Berlino pare che i Francesi e i Tedeschi si siano dileguati. Campagne e boschi a perdita d’occhio. Nella nostra “Padania”, invece, il territorio costruito non ha soluzione di continuità. Capannoni e condomini e brutture di ogni genere.
    Quando si riuscirà ad avere un ceto politico dirigente capace di fare una legge urbanisica nazionale che metta sotto controllo lo jus edificandi?

  2. Legambiente… vi lamentate del cemento ma poi fate radere al suolo il campo di via dottesio per farvi sistemare la piazzetta antistante alla vostra sede padovana? (piazzetta realizzata ex novo non meno di 15 anni fa) A me sembra una mancanza di coerenza oltre che un obrobrio per gli abitanti della zona. Scusate, forse sono andato fuori tema, qui si parla di dinamiche politiche e non di ideali o di necessità (o volontà) della popolazione …

  3. Più che fuori contestato, un po’ inventata come ricostruzione. Il progetto di Piazza Caduti della Resistenza è un progetto portato avanti da un percorso partecipato a cui hanno partecipato centinaia di residenti della zona, percorso promosso da quando Legambiente si è trasferita lì, 5 anni fa . Lo ha voluto il quartiere, non Legambiente. Il parcheggio è un progetto di 15 anni (almeno) sul quale Legambiente non ha mai espresso una parola a favore, limitandosi a dire che se l’alternativa era fare il parcheggio sull’area verde di fronte al parcheggio (le corti) non eravamo d’accordo, perché non esiste verde di serie A o verde di serie B.
    Ah, piccolo dettaglio, non mi risulta che sia passata in consiglio comunale la delibera del parcheggio. Per cui stiamo parlando di cose ipotetiche (il parcheggio) contro cose reali (Piazza Caduti della Resistenza tornata verde).
    Andrea Ragona, Presidente Legambiente Padova

  4. A Marco rispondo che sarebbe assai opportuna una legge urbanistica nazionale che fissasse almeno inderogabili limiti di consumo di suolo. Lo Stato ha però delegato alle Regioni la competenza in materia urbanistica, per cui è alla giunta Zaia che dobbiamo muovere le contestazioni. Invero la legge urbanistica regionale, la L.R. 11/2004, è una buona legge per quanto riguarda i principi, legge che però è stata svilita nella prassi. Cito, ad esempio, la circolare secondo cui il limite alla trasformazione della superficie agricola utilizzata va applicata solo alle nuove urbanizzazioni previste dai Piani di Assetto Territoriale comunali e non anche alle aree di trasformazione dei vecchi piani regolatori che non sono state utilizzate ed ancora la liberalizzazione concessa alle grandi strutture di vendita e lo scandaloso Piano Casa regionale. L’ineffabile governatore Zaia è prodigo di annunci contro il consumo di suolo, ma troppe leggi che ha licenziato sono scandalosamente a favore della cementificazione.

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