Fermiamo l’alluvione edilizia per evitare quella delle acque

Cataio allagatoSono passati poco più di tre anni dall’alluvione del 2 novembre 2010 ed il territorio padovano viene nuovamente messo sotto scacco a causa della fragilità idrogeologica che affligge l’intera regione. Fragilità a cui non si è ancora riusciti a porre rimedio nonostante il susseguirsi di commissari straordinari, primo fra tutti lo stesso governatore Zaia,  dotati di poteri eccezionali che non sono riusciti ad esercitare, e nonostante l’esistenza di finanziamenti europei che solo in modesta percentuale sono stati utilizzati.”

Si continuano a privilegiare i progetti di infrastrutture spesso inutili se non dannose, come la Pedemontana, la Romea Commerciale, la Bovolentana, la Camionabile lungo l’idrovia e si mettono in secondo ordine nella scala delle priorità le opere che possono ridurre il rischio idraulico, come l’idrovia, su cui la Regione tace, nascondendo nei cassetti lo studio di fattibilità consegnato da più di un anno, e come le 11 casse di colmata previste dal piano urgente di interventi illustrato nel 2011, di cui solo quella di Caldogno ha visto l’inizio dei lavori, circa tre anni fa, ma che è ancora ben lungi dall’essere ultimata.

Alla scriteriata alluvione di cemento che ha interessato l’intera regione, con la benedizione della Regione e di troppe amministrazioni locali, segue, come nemesi e con sempre maggior frequenza (complici i cambiamenti climatici dovuti all’eccessiva immissione di CO2 in atmosfera), l’alluvione delle acque che non più assorbite dal terreno ingrossano i corsi d’acqua fino a farli esondare.

Ma nonostante il conto salatissimo che ci presenta il territorio oltraggiato, si continua a persistere nella follia dell’urbanizzazione selvaggia e a subire la seduzione della speculazione edilizia.

È quello che sta avvenendo ad esempio a Due Carrare dove, a poche centinaia di metri dal castello del Cataio, che in questi giorni è assediato dalla acque tracimate dai canali (vedi foto), è prevista la cementificazione di 29.000 mq di campagna (la superficie di quattro campi di calcio) per realizzare un centro commerciale di 250.000 metri cubi, che avrà come ulteriore conseguenza negativa la crisi degli esercizi commerciali di vicinato e la desertificazione dei centri storici dei piccoli comuni del circondario.

È ora di dire Basta! Stop alla Cementificazione!

Sia presa una decisione sullo studio di fattibilità dell’idrovia e tutte le aree inedificate tra la Brenta ed il Bacchiglione siano sottratte all’urbanizzazione e siano destinate alla formazione del Parco Agricolo e Paesaggistico Metropolitano.

Lorenzo Cabrelle del Direttivo di Legambiente Padova