Mais OGM: nel 2014 pericolo semine e contaminazioni

ogm_free_2-500x299Il nostro Paese è una vetrina da sempre molto allettante per le multinazionali del transgenico, per la quali sfondare in Italia significherebbe, in qualche modo, sdoganare l’ OGM nell’olimpo del cibo dei gourmet. Sul perché è necessario rifiutare il cibo e le coltivazioni transgeniche sia sul piano ambientale che economico, un buon sunto si trova qui.

Che cosa è successo nel 2013 e perché, nel 2014, la nostra libertà di scegliere di non mangiare OGM potrebbe avere fine? Per anni il Sig. Fidenato, agricoltore appartenente al Movimento Libertario, ha tentato, in nome della libertà d’impresa, di coltivare OGM nei propri campi di Vivaro (PN), un paese non distante dal confine veneto: un po’ la normativa, un po’ le irruzioni di attivisti ne hanno, fino all’anno scorso, frustrato l’iniziativa.

Ma un anno fa, Fidenato ha intrapreso sul web una campagna in grande stile facendo culminare il progetto con l’annuncio di una “festa della pannocchia OGM arrosto” in occasione del raccolto, che si è tenuto proprio in ottobre, provocatoriamente in concomitanza con l’incontro nazionale tra la “Coalizione Liberi da OGM” e la regione FVG.

La novità, rispetto agli anni precedenti, è che una sentenza della corte di giustizia europea gli dà ragione, riconoscendo che in Italia non sussistono motivi per non piantare prodotti autorizzati come il mais MON810 della Monsanto. Non esistevaquindi, alcuna norma che impedisse a Fidenato di perseguire l’impresa.

In realtà, pur non avendo adottato la clausola di salvaguardia (come in Francia), che consente a paesi di non coltivare OGM nel proprio territorio, il nostro Paese qualche cosa l’aveva fatta: sotto la spinta della Coalizione “Liberi da OGM”, il ministro Orlando portò in Consiglio dei Ministri nel giugno scorso un decreto che proibiva la coltivazione in campo aperto di OGM per 18 mesi. Norma che secondo il vicepresidente con delega all’agricoltura, Bolzonella, sarebbeassolutamente inapplicabile. In questo modo, Fidenato ed i suoi hanno potuto non solo seminare e raccogliere, ma lo hanno fatto anche protetti dalle forze dell’ordine.

Fidenato ha presentato (dice) 400 firme di agricoltori che chiedono alla regione FVG di poter coltivare OGM. Voci insistenti affermano che molti altri facenti parte di associazioni di categoria, chiedono di poter fare altrettanto. Perché? Semplicemente perché, in attesa che il Corpo Forestale dello Stato definisca la precisa percentuale di contaminazione da polline OGM che i campi vicini hanno avuto, (per ora pare di circa il 10% ), molti hanno già capito che questa vicenda impedirà loro, da qui a pochi anni, di coltivare biologico o anche solo non-OGM: tutto quanto abbia una contaminazione superiore allo 0.9%, anche accidentale, va dichiarato come OGM per legge. Aziende che da decenni hanno investito in biologico vedranno nel giro di pochi anni (dipenderà dai venti) inficiato tutto il loro investimento e si vedranno costrette a livellare la loro produzione a quella di massa degli OGM.

Cosa si può fare per evitarlo? La strada non è semplice. Non solo la legge che il FVG non vuole applicare è debole, ma la regione FVG intende realizzare una legge regionale di coesistenza.

La coalizione Liberi da OGM darà il via ad una campagna di informazione rivolta ai cittadini per spiegare il rischio che stiamo correndo, e che spinga le regioni ad attuare la normativa esistente in maniera vincolante e coercitiva, attraverso l’uso del Corpo Forestale Regionale.

Solo così potremo passare indenni la primavera e dissuadere gli agricoltori biotech dal seminare il mais Monsanto, in attesa di comporre questo mosaico in maniera definitiva e -speriamo- libera da OGM. In tutto questo, chi ci fa la figura peggiore è sicuramente la politica. E i mesi, intanto, passano.

Davide Sabbadin – Responsabile agricoltura Legambiente Veneto

6 thoughts on “Mais OGM: nel 2014 pericolo semine e contaminazioni

  1. Il principio di precauzione in una materia così delicata deve essere certamente applicato. Se la corte di giustizia europea dà ragione a questo tipo di iniziative vuole dire che, probabilmente, i giudici non sono stati sensibilizzati a dovere e che le azioni di coinvolgimento della pubblica opinione e degli Organi di Controllo devono aumentare di livello per potere arrivare a sortire gli effetti che tutti noi auspichiamo.

  2. La cosa di cui tutti, in primo luogo chi ha responsabilità politiche, dovrebbe rendersi conto è l’enorme rischio a cui si va incontro riducendo drasticamente la biodiversità delle colture come è stato fatto da 80 anni a questa parte, prima con i mais ibridi e ora con gli OGM. Un sistema agricolo basto su pochissime specie e su pochissime varietà diffuse a livello globale, in cui la variabilità genetica è tenuta nelle casseforti delle multinazionali può collassare da un momento all’altro. ( oltre a dare un enorme potere alle multinazionali ) Il pericolo principale è il monopolio sul seme.

  3. So che lo strumento delle petizioni va usato con parsimonia, ma questo argomento è troppo importante per permettersi di esitare. Un suggerimento: perché non ci appoggiamo a un sito che lancia petizioni internazionali come AVAAZ.org?
    “Le Petizioni della Comunità sono una parte del sito di Avaaz che viene gestita collettivamente, il più grande movimento globale online mai realizzato per portare ai decisori in ogni parte del mondo le politiche volute dalle persone. Ogni settimana, milioni di persone in ogni paese, qualsiasi sia la loro provenienza, entrano in azione attraverso Avaaz per sollecitare questioni che vanno dalla corruzione e la povertà ai conflitti e il cambiamento climatico.” Io firmo spesso i loro appelli e sarei tentata di lanciare questa petizione trasmettendo loro il testo dell’articolo di Sabbadin, ma non mi sembra corretto senza la vostra autorizzazione. Che ne dite?

  4. Sugli OGM continuano a circolare un sacco di panzane sostenute da disinformazione, ignoranza, pregiudizi e leggende varie. Cominciate almeno col dire ai lettori 1. che l’homo sapiens pratica la manipolazione genetica sulle piante da migliaia di anni e 2. che molta parte della ricerca attuale è diretta a individuare piante resistenti ai parassiti in modo da usare meno antiparassitari e prodotti tossici che oggi i coltivatori “bio” adperano normalmente.

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