Nuovo Piano Casa regionale, Borina non ci sta

piano casa 4L’assessore all’Urbanistica di Noventa Padovana, Fabio Borina, alla vigilia della discussione in Regione Veneto del nuovo Piano Casa, scrive una lettera aperta, esprimendo le sue perplessità. E’ rivolta soprattutto a coloro che hanno a cuore la tutela del territorio e agiscono per fermare il consumo di suolo: amministraotri, enti, istituti di ricerca, associazioni, cittadini.

Promuovere o dare soldi pubblici al settore delle costruzioni, fa bene quanto elargirli a qualsiasi altro settore produttivo. Ma che lo si faccia come il Trentino elargendo il 50% del costo sostenuto dai proprietari negli interventi di ristrutturazione della prima casa o come il Veneto che usa il vecchio malsano strumento dell’incremento volumetrico e della deregulation, non dà lo stesso risultato. Mentre nella Provincia di Trento la Legge per gli “interventi di edilizia a sostegno del sistema economico e delle famiglie” interessa solo la ristrutturazione di immobili destinati a prima casa, privilegiando gli interventi che producono risparmio energetico, nel Veneto la promessa di “riqualificazione” avrà l’effetto opposto, produrrà danni alle città e in particolare ai centri storici.

Premesso che gli ampliamenti sono da preferire alle nuove costruzioni per il minor sedime occupato, è fondamentalmente sbagliato affidarsi sistematicamente all’incremento volumetrico come forma di riqualificazione. Rispetto alla legge Nazionale, che prevedeva “incrementi premiali di diritti edificatori finalizzati alla dotazione di servizi, spazi pubblici e di miglioramento della qualità urbana”, nel Veneto vengono solo indicati puntualmente gli incrementi da concedere, senza nessun chiaro parametro di relazione o indicazione di quanta dotazione di servizi e spazi pubblici devono produrre questi incrementi.

Riqualificazione” secondo la Legge Regionale significa consentire premi volumetrici fino al 60% del volume esistente o della superficie occupata nel caso di edifici non residenziali; significa eliminare alcuni parametri che ordinano un insediamento urbano (es. altezze, indici edificatori, stabiliti dai PRG) nella poco perspicace convinzione che la frenata subita dal settore delle costruzioni sia attribuibile alle regole che governano il territorio; significa ancora estendere l’applicazione di questi infausti principi anche agli edifici privi di protezione all’interno dei centri storici, senza curarsi se interventi scoordinati, di ampliamento o ricostruzione, possano recare pregiudizio a contesti edilizi di pregio non assoggettati a tutela.

Ma la questione quasi incredibile è che questa non è una Legge Speciale a tempo determinato come la precedente ma è una legge ordinaria a tempo indeterminato che “con spirito federalista” sottrae ai Comuni le loro competenze, crea una sorta di deregulation permanente e definitiva, annulla di fatto la pianificazione urbanistica riportandoci ad una cultura e ad una pratica prebellica. Non manca in questo aspetto un profilo di incostituzionalità, di violazione del principio della leale collaborazione tra enti, individuato dalla giurisprudenza costituzionale come principio ispiratore per la risoluzione dei conflitti tra Stato e Regioni (articolo 120, comma III, della Costituzione). Già in altri casi la Corte ritenne illegittima la scelta di una regione (v. Piemonte mondiali 90) di snellire, attraverso la propria legislazione, le procedure di rilascio di determinate concessioni edilizie, “alterando profondamente l’ordine delle competenze in materia urbanistica tra regioni e comuni e trasformando i poteri decisionali spettanti agli organi comunali in semplici poteri consultivi e di proposta o in mere attività esecutive” in violazione del principio per cui non possono essere sottratte con legge regionale le competenze affidate ai comuni dalla legge statale.

Altro aspetto di conflitto su cui soffermarci riguarda “l’obbligo” imposto ai comuni di non far pagare il costo di costruzione. Il D.L. n. 112/2008 da cui trae origine il Piano Casaprevedeva una “riduzione del prelievo fiscale” e non la sua eliminazione. Visto che il DPR 380 fissa per il costo di costruzione un minimo del 5%, questa dovrebbe essere la soglia minima che la regione può “imporre” ai comuni. Nel caso di totale abolizione, così come lo stato con l’IMU, la regione dovrebbe rifondere ai comuni il mancato introito.

Ma tornando alla grave crisi del settore edilizio (1200 imprese fallite dal 2008, 690.000 posti lavoro perduti) l’impegno diventa quello di attuare una riconversione del settore verso interventi indispensabilial Paese (acquedotti, fognature, sicurezza statica degli edifici pubblici, difesa e manutenzione del territorio) e di confermare e implementare le politiche fiscali in tema di ristrutturazione che, grazie alle detrazioni, stanno dando ottimi risultati . Insomma, un sistema virtuoso dove tutti, Stato e cittadini, ci guadagnano senza consumare nuovo territorio e senza alterare le politiche di pianificazione degli enti locali.

La finalità dichiarata della legge era quella di promuovere “misure di sostegno del settore edilizio attraverso interventi finalizzati al miglioramento della qualità (non quantità) abitativa per preservare, mantenere, ricostruire e rivitalizzare il patrimonio edilizio esistente” con l’obbiettivo di rispondere ai bisogni abitativi delle persone e delle famiglie, nell’intento di contribuire al rilancio del comparto edilizio e non di aggravare il territorio di un nuovo carico urbanistico svincolato e in deroga da qualsiasi pianificazione (PAT) e ai suoi meccanismi di valutazione ambientale (VAS).

Il silenzio politico, e la mancanza di una forte discussione su questi temi urbanistici che determinano la qualità del vivere nei nostri territori è preoccupante. Solo con significative correzioni il Piano Casa può essere riportato nell’insieme organico delle leggi che governano la gestione del territorio e non diventare grimaldello per lo scardinamento della pianificazione locale.

Fabio Borina – Assessore all’Urbanistica del comune di Noventa Padovana

(sintesi a cura della redazione di Ecopolis; per leggere il testo completo clicca qui