L’assedio del Catajo

Una storia esemplare quella del centro commerciale che doveva oscurare il castello del Catajo. Continua le storia a puntate sulle principali battaglie Legambiente Padova.

 

La vicenda del Centro Commerciale di Due Carrare è un caso esemplare, che descrive da un lato l’ostinazione degli imprenditori nel “coltivare” la rendita finanziaria e dall’altro come l’azione congiunta della società civile e delle categorie economiche possa difendere con successo i valori ambientali, culturali e paesaggistici del territorio.  Per fermare il consumo di suolo e “cemento selvaggio” abbiamo bisogno del tuo sostegno: iscriviti a Legambiente 

Le aree adiacenti ai caselli autostradali, si sa, assumono un alto valore economico se si riesce a trasformarle in aree commerciali. Ed è così che nel 1994, sotto la chimera dello sviluppo economico, il comune di Carrara San Giorgio accoglie le istanze di una società privata e adotta una variante urbanistica per destinare a Centro Commerciale l’area adiacente all’uscita di Terme Euganee. Variante che la Regione boccia d’autorità per motivi urbanistici e perché compromette il rapporto del paesaggio con le emergenze storiche del Catajo e di villa Mincana. La Regione però commette un imperdonabile errore procedurale, che dà origine ad un contenzioso che si conclude con la vittoria, nel 2009, della società e con l’approvazione di un piano di lottizzazione.

I lavori, dopo un fittizio inizio, vengono sospesi fino al 2012 quando la società Deda chiede alla Commissione regionale VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) il parere su una diversa soluzione progettuale: una piastra lunga 290 metri, larga da 115 a 87 ed alta fino a 12 metri, un volume assolutamente incongruo rispetto ai valori culturali e paesaggistici del luogo. L’ennesimo ecomostro.

Ed è a questo punto che si forma un’insolita alleanza tra vari comitati locali, associazioni ambientaliste e le categorie degli agricoltori e dei commercianti, accomunati da esigenze diverse: quelle ambientali, minacciate dal traffico indotto dal Centro Commerciale, quelle culturali, poste a difesa del paesaggio e delle emergenze storiche, quelle a tutela della produzione agricola e infine quelle sociali, attente alle ricadute occupazionali considerando, come risulta da uno studio dell’ASCOM, che per ogni posto di lavoro nella grande distribuzione se ne perdono da 4 a 6 nel piccolo commercio di vicinato.

I primi effetti di questa insolita coalizione portano alla presentazione di osservazioni puntuali, di cui la Commissione VIA ha sicuramente tenuto conto nell’esprimere parere negativo all’intervento. Legambiente, tra l’altro, aveva rilevato che venivano addirittura disattese le norme urbanistiche che prescrivevano che i nuovi edifici fossero coerenti con le tipologie edilizie, tipicamente rurali, esistenti nel territorio. La Provincia, sugli esiti del parere VIA, nel 2014 archivia la pratica.

Ma la società Deda non si arrende e poco dopo propone “il Centro Commerciale più grande della Provincia”, progettato dallo studio L35 di Barcellona: più di 60mila metri quadrati destinati a negozi, più un anfiteatro per spettacoli e un piccolo parco giochi con tanto di laghetto. Al Comune vengono offerti: la gestione di uno spazio interno, il finanziamento di un’opera pubblica, garanzie per l’occupazione locale e la realizzazione di un terrapieno alberato per mascherare la vista dell’ipermercato dal Catajo. In cambio viene chiesto di adeguare le norme urbanistiche al nuovo progetto.

Il Comune cede alle lusinghe e sottoscrive con la Società un Accordo di Programma che, però, non ha l’accoglienza che il Sindaco si aspettava. Riprendono più agguerrite che mai le manifestazioni della società civile, tra cui Legambiente e delle associazioni di categoria, che sfociano in un corteo di più di 800 persone dal Castello del Catajo al municipio di Due Carrare, concluso con un pubblico dibattito. Dopo poco tempo accade l’imprevisto: la Soprintendenza, che non aveva mai perso di vista l’iniziativa e già si era espressa negativamente in occasione della precedente VIA, impone su una vasta area adiacente al Castello del Catajo un vincolo indiretto di tutela, rendendo di fatto irrealizzabile il Centro Commerciale.

La società impugna il vincolo ma il TAR dà ragione alle associazioni, tra cui Legambiente,  che si sono costituite in giudizio assieme alla Soprintendenza. Il Consiglio di Stato si pronuncerà l’8 giugno del prossimo anno. Se la sentenza del TAR verrà confermata, potremo celebrare un’esemplare vittoria della lotta ambientalista contro il malcostume della speculazione edilizia. In ogni caso resterà una bella pagina di impegno della società civile.

Lorenzo Cabrelle – Legambiente Padova

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