Arte in campo per la sostenibilità, tante le iniziative e le opere in Veneto

La sostenibilità ambientale è diventato un valore che si cerca di declinare in ogni contesto sociale e culturale. Anche l’arte non è da meno e, infatti, indaga con sempre maggiore urgenza il suo rapporto con questa tematica.

Su tutto il territorio nazionale si moltiplicano mostre, installazioni, workshop tesi a rendere il mezzo artistico lo strumento idoneo a stimolare la riflessione sulle grandi sfide ambientali.

Se si può dire che l’uomo abbia sempre avvertito la necessità di creare opere profondamente connesse con l’ambiente naturale, è però dagli anni ’60 che si registra una crescente attenzione degli artisti verso l’ecologia e i delicati equilibri degli ecosistemi, in cui si ripensa un apporto creativo che consideri l’unicità del paesaggio e ne alteri il meno possibile l’identità, ricorrendo a materiali naturali, deperibili, organici. Nei mesi appena trascorsi sono stati molti gli esempi in Veneto di opere orientate proprio ad avviare una discussione su questi argomenti.

Fino al due giugno al Museo Bailo di Treviso è stata esposta un’installazione multisensoriale volta a sensibilizzare sui temi del riuso e del riciclo di abiti, coerentemente con il dodicesimo punto dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite dedicato a consumi e produzioni responsabili.

Il designer Alessandro Crosato e il fotografo Piergiorgio Torresan hanno selezionato dei jeans fuori moda destinati a diventare rifiuti, sotterrandoli con cortecce, fogliame, frutta, ferro e cenere. Un anno dopo è stata la decomposizione a restituire qualcosa di nuovo, bio-arte in grado di sollecitare la discussione sulla circolarità e la creatività.

Si riparte dunque dalla centralità del rapporto tra uomo\artista e natura, con l’ideazione di un’opera transeunte che si riconsegna all’ambiente, partecipa dei cicli naturali e trova nel suo essere effimera e transitoria la propria cifra, ripristinando quanto precedentemente sottratto.

A Verona la terza edizione del Sustainable Art Prize, una collaborazione tra Ca’ Foscari e Art Verona volta a premiare l’artista presente ad Art Verona più in linea con i temi dello sviluppo ambientale così come intesi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, si è conclusa con la premiazione di Gayle Chong Kwan.

Il rifiuto, nella sua traduzione artistica, diviene per Gayle Chong Kwan l’espediente affinché tutti si interroghino sul modus vivendi della società nel suo complesso. Il progetto che ne è seguito, che ha avuto come palcoscenico e protagonista Venezia, ha fatto emergere come gli scarti nelle strade, nei ristoranti, nei luoghi turistici della città, originino dalla interazione delle scelte di tutti, nessuno escluso.
E dal 6 al 16 giugno, a Padova, si è tenuto Super Walls, festival dedicato alla riqualificazione urbana in cui quattordici artisti di fama internazionale (tra cui i padovani Alessio-B e Tony Gallo) hanno dipinto su venti muri di grandi dimensioni messi a disposizione da soggetti pubblici ed enti privati, impiegando la tecnologia Airlite, ossia pitture in grado di purificare l’aria da parte degli agenti inquinanti.

Infine, “Consider yourself as a guest (Cornucopia)” è il nome dell’installazione esposta per il padiglione Italia nel cortile dell’Università Ca’ Foscari e visibile fino al 12 giugno sulle acque del Canal Grande. Lo statunitense Christian Holstad si è ispirato al tema dell’inquinamento dei mari per realizzare una cornucopia interamente di rifiuti plastici, un simbolo antico di prosperità stravolto nella sua accezione positiva. L’intento è provocare una maggiore consapevolezza sui ritmi irragionevoli di consumo, o meglio abuso, della plastica: quando considerarsi ospiti è un consiglio ben dato.

Katia Favaretto – redazione ecopolis