Una comunità accogliente su due ruote: Padova inaugura il suo Bike Stop

Un progetto biodegradabile per diffondere stili di vita sostenibili: in un’area verde del Basso Isonzo che incrocia più vie – dalla pista ciclabile al fiume, dalla strada all’autostrada, fino all’aeroporto e alla ferrovia – il 22 settembre a Padova è stato inaugurato il Bike Stop, un bici-grill per far incontrare chi voglia intraprendere il cicloturismo.

L’idea viene circa due anni fa agli esponenti dell’Accademia Ciclosofica, nata nel 2017 per promuovere il cambiamento dell’abitudini di mobilità individuale. Termine curioso, quello che dà il nome a questa associazione. Secondo Maurizio Trabuio, che l’ha fondata, «la ciclosofia è il punto di vista diverso del mondo in sella a una bicicletta, un po’ sollevato da terra e sempre in equilibrio». Ed è la stessa passione per la bicicletta come strumento del cambiamento ha spinto Trabuio ed altri a fondare il Bike Stop.

«L’obiettivo per cui abbiamo deciso di dare vita a questo progetto è fornire servizi, favorendo la serenità, tanto per chi vive Padova in bici quanto per chi la attraversa nei suoi viaggi ciclo-turistici – racconta Trabuio – Neanche ventiquattro ore dall’apertura e abbiamo già avuto dei clienti. A una signora che ha bucato abbiamo prestato una bicicletta, mentre una famiglia di polacchi ha campeggiato nella nostra area. Ma non si tratta solo di un luogo – conclude Trabuio – per noi è centrale connettere persone che si riconoscono in uno stesso sentimento, in uno spirito di comunità: è per questo che l’anno prossimo vogliamo realizzare qui un centro estivo».

All’inaugurazione, tra giochi per bambini e una cena a base di bigoli e tanta compagnia, sono passate centinaia di persone. Molti quelli venuti in bici, che hanno usufruito del check-up gratuito della ciclofficina offerto per l’apertura. Non sono mancati ospiti eccellenti come Don Luca Favarin, prete di strada padovano, e Andrea Micalizzi, assessore ai trasporti pubblici del Comune, che prima del taglio del nastro ha rivendicato l’importanza strategica di un luogo come questo, buona pratica di collegamento tra l’est e l’ovest della città.

Presente anche la parrocchia vicina di Voltabrusegana: «Dove c’è un luogo di incontro e comunità, c’è una famiglia, dove si transita c’è un luogo di accoglienza», ha detto don Lorenzo Voltoli, prima di benedire la nascita del luogo.

Originariamente il progetto era stagionale e non prevedeva l’acquisto di nuova cubatura, ma una lunga trattativa con il Comune di Padova ha portato, con un cambio del piano degli interventi, a rendere edificabile l’area. E così, dopo due anni, il progetto è realtà: un Bike-Stop con un consumo di suolo a impatto zero, composto da 50 mq di punto ristoro e un’ edificio altrettanto grande per la ciclofficina e per l’info-point, dove ci sarà un portale di accesso agli itinerari ciclabili e la possibilità di prenotare le strutture di alloggio; ci sono poi un bagno chimico in legno, delle docce e una tensostruttura dove sedersi e mangiare. In futuro i creatori pensano non solo una casa del custode ma anche orti sociali, colonne per biciclette elettriche e un pannello fotovoltaico di 3 kW.

Se escludiamo la platea sotto il punto ristoro, in cemento e calcestruzzo povero per potersi rompere con facilità, tutto il resto è costruito a impatto zero. «È stato necessario scegliere un fabbricato che non impattasse perché il Basso Isonzo è vincolato dal punto di vista ambientale in quanto terra umida: è per questo abbiamo utilizzato il legno certificato FSC (Forest stewardship Council)», spiega l’architetto Antonio Huaroto (di cui abbiamo parlato qui)che ha realizzato la struttura. «È un piccolo villaggio ecologico e dei servizi al ciclismo a impatto zero – conclude Huaroto – un’occasione, grazie a un progetto biodegradabile a tema sportivo, di trasformare un non-luogo in un luogo di incontro e di comunità».

Ad occuparsi dei servizi sarà la stessa Accademia Ciclosofica – aderente all’ACIS – di cui il Bike Stop diventerà la nuova sede: il che potrà permettere, trattandosi di un’associazione, di tenere i costi più bassi dei valori di mercato. Vedendo la risposta della cittadinanza di Padova all’inaugurazione, è un progetto che fa ben sperare: già si parla di crearne altri due nel quartiere popolare e multietnico dell’Arcella della città veneta. Sono le piccole cose che fanno la differenza.

Luca Cirese – La Nuova Ecologia

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