Cristina e il viaggio in Chiapas: un’esperienza che cambia la vita

cristina_varotto_chiapas“Sono partita per capire cosa volevo fare da grande”.

Ci sono donne capaci di affrontare le proprie esigenze interiori e le domande che agitano la quotidianità – non solo in teoria.

“Parto per cambiare” è qualcosa che tante volte si dice ma che poi non si fa. Perché partire è difficile.

Cristina non sa le lingue. Non viaggia da tutta la vita, anzi prima ne aveva molta paura.
Questi sono gli incipit da cui nasce la sua storia che racconterà per intero lunedì 9 maggio a Ca’ Sana.

“Ero già stata in Chiapas due anni fa per quindici giorni a trovare degli amici, ma è molto diverso andare là come “turista” e partire così per viverci due mesi”.

Gli agganci da Padova c’erano: “Betty e Roby sono degli amici che vivono lì da 10 anni e si occupano di turismo responsabile anche per Viaggi e Miraggi. A San Cristobal De Las Casas hanno fondato un gruppo – Zapaiasos – e lavorano con le comunità indigene del paese.

Attraverso il teatro e i laboratori mettono in scena delle rappresentazioni con cui affrontare i grandi temi scottanti del paese. Al momento stanno lavorando sui prigionieri politici (in Messico ci sono molti prigionieri politici ed oltre 28 mila desaparecidos). Ecco perché ho scelto il Chiapas”.

La prima tappa è stata Boca de Cielo: sulla costa l’acqua, chiusa in un golfo, è sempre molto calda, anche d’inverno. “Sono partita per dare una mano a Nicolò e al Guiri Guiri in un momento in cui stava per chiudere: la gestione era basata su partecipazione, condivisione e fiducia, ma c’è stato chi se n’è approfittato.

Adesso è aperto solo a gruppi, ed è nata una cooperativa (Paraiso) che tenta di avviare un’attività di ospitalità, piccola ristorazione, produzione e conservazione di prodotti locali.
Là cucinavo e lavavo lenzuola, naturalmente a mano. In tutto il Chiapas non esiste ancora un sistema di acquedotti e manca quasi del tutto l’acqua potabile. Quest’anno, poi, ha piovuto poco, quindi si comprava l’acqua solo per bere e cucinare; per il resto si usava acqua salata.”

Il Chiapas è una regione calda, in cui tutto diventa faticoso. Si sopravvive grazie a un’economia di sussistenza, mancano gli stimoli culturali e una spinta all’imprenditorialità. L’alcolismo è molto diffuso; le donne guadagnano quel poco che serve per sopravvivere e spesso i mariti spendono in alcool anche quel poco.

Da questa situazione stanno nascendo molte esperienze che puntano a mettere in rete le donne delle comunità attraverso l’auto produzione, la sperimentazione di metodi colturali alternativi, l’istituzione di piccole scuole per bambini per proporre un modello di vita diverso.

E’ quello che Cristina ha visto nella sua seconda tappa, a S. Cristobal de Las Casas, a più di 2000m di altitudine, una situazione opposta a quella di Boca de Cielo.

“E’ qui che ho conosciuto Chiara Beltramello, una donna di Rossano Vicentino che ha avuto un figlio da un messicano e che ha vissuto per anni in una comunità zapatista.
Ha fatto nascere in un terreno impervio nel bosco “casa Gandhi” (dal nome del figlio), una escuolita (piccola scuola per bambini) e una casa comune (oltre ad una piccola casa per i volontari che vanno lì sia per costruire che per doposcuola e laboratori per i bambini) dove le donne e bambini possono stare insieme per aiutarsi reciprocamente, imparare e condividere momenti belli e brutti della vita.

“In realtà sono tante le donne che ho conosciuto: quello che le accomuna – anche con la mia esperienza – è che per farcela in contesti di così grande povertà bisogna essere insieme ed avere molta inventiva. In un viaggio del genere ho imparato che serve anche molta umiltà e la capacità di adattarsi al contesto.

Mi hanno chiesto di insegnar loro a fare la pizza e i biscotti ma come fare senza forno? Ho pensato di provare a cucinare nella padella: e se non possiedono nemmeno quella?
Ho imparato che quando una cosa non c’è si può trovare il modo di farla, come gli stampi per i dolci dalla latta per le sardine.

Ho imparato che serve poco per vivere e che quando le risorse sono limitate è anche più facile avere più consapevolezza dei propri consumi. Che bisogna saper ascoltare e ringraziare.”

Lunedì 9 maggio a Ca’ Sana verranno presentati i due progetti Cooperativa Paraiso e casa Gandhi. Si proietteranno delle foto e poi staremo insieme per parlarne. Ci sarà un momento conviviale dove mangeremo del cibo messicano. L’intero importo raccolto con la cena sarà devoluto a queste due iniziative.

“L’idea è sì di raccogliere dei fondi, ma principalmente far conoscere le modalità con cui vengono svolte queste iniziative. L’orizzontalità, il rispetto di ogni individuo, la condivisione, l’autocritica, la volontà di trovare degli ambiti di mediazione sono caratteristiche che nei nostri collettivi abbiamo perso.”

Annalisa Scarpa – redazione di ecopolis