Saperi clandestini: costruiamo conoscenza sui migranti

saperi clandestiniSaperi clandestini è uno strumento semplice, piccolo, basilare, che si muove intorno ad un nodo oggi fondamentale: quello della verità, intesa come sapere, conoscenza e consapevolezza della realtà.

Lo abbiamo presentato a Scienze Politiche, Università di Padova, venerdì scorso, volumetto realizzato in collaborazione tra la Rete della Conoscenza e ARCI, entrambe realtà di cui condividiamo principi e valori e di cui facciamo parte.

Con l’opuscolo (consultabile al link: https://issuu.com/retedellaconoscenza/docs/opuscolo_saperi_di_frontiera_stampa/1?e=0) vorremmo emergesse che quello delle migrazioni è un fenomeno paradigmatico di come una complessità di elementi implicati in processi tanto economici, quanto politici, sociali, ma anche culturali, lavorativi e formativi, sia appiattita e strumentalizzata da una rappresentazione diffusa che sdogana una narrazione securitaria del fenomeno – facendone questione di ordine pubblico, di degrado e criminalità -, sicuramente la più pericolosa in quanto presta il fianco alla diffusione di derive razziste e xenofobe nelle nostre città.

Contemporaneamente vi è un appiattimento pietistico ed eurocentrico, per cui è l’Europa terra di Libertà e Civiltà che può salvare i popoli dall’oppressione ma che alla fine non può trovare spazio per alcune centinaia di migliaia di persone: immagine paradossale di un continente da 460 milioni di abitanti, incapace di ricevere alcune centinaia di migliaia di persone.

Entrambe le visioni concorrono alla chiusura di un qualsiasi spazio di consapevolezza e comprensione del fenomeno e delle sue cause, delle cause della sua intensificazione e della condizione umana oltre che sociale del migrante.

La politica di gestione dei flussi migratori da parte delle potenze europee risulta improntata al respingimento, all’esternalizzazione delle frontiere e alla militarizzazione, alla costruzione strategica di uno stato d’eccezione e di una retorica emergenziale funzionale agli interessi politici ed economici (…)

In questo scenario, la figura che è doppiamente colpita e attaccata è proprio quella del migrante, da una parte respinto dalla chiusura delle frontiere e dall’altra dalla demonizzazione xenofoba, che arriva ad affiancare la sua figura addirittura alla minaccia terroristica, omettendo la possibilità di comprendere come questi popoli stiano fuggendo da paesi devastati da anni di politiche neocoloniali e di lotta per le risorse economiche, paesi in cui non ci sono case in cui tornare o in cui essere aiutati, zone del mondo in cui il terrore e l’insicurezza che abbiamo vissuto dopo gli attentati di Parigi sono orrori e tragedie quotidiane, popoli che fuggono quindi da un odio che è similare a quello speculare che impongono le destre xenofobe in Europa, e che sono rivolte contro gli stessi soggetti, quelli deboli, subalterni, che subiscono queste dinamiche politiche ed economiche.

Oggi più che mai è necessario fare chiarezza sul fenomeno migratorio, che si configura sempre più come una forza impetuosa e in grado di riconfigurare i nostri meccanismi sociali ingessati da secoli di eurocentrismo venduto come valore universale.

Un fenomeno che si sta dimostrando inarrestabile – e che grida a gran voce il diritto al movimento che nessun filo spinato può negare, una fuga dalle miserie del presente che le barriere non possono fermare.

Quello delle frontiere è proprio il primo nodo che questo opuscolo si propone di affrontare e scogliere, il primo velo da squarciare: se ancora oggi migliaia di persone scelgono di imbarcarsi su mezzi di fortuna attraverso una rotta che è il cimitero a cielo aperto più grande d’Europa, il Mediterraneo – che solo nel 2015 ha portato alla morte di 3.000 migranti, ciò avviene dal momento che non esistono vie legali all’immigrazione in Europa.

E dobbiamo definitivamente riconoscere che chiudere le frontiere non significa arginare l’immigrazione, ma creare nuovi clandestini, nuova marginalità economica e sociale.

Ma il tema ad oggi più pericoloso è quello delle vuote retoriche diffuse dalla propaganda razzista e xenofoba, che strumentalizzano i terreni della crisi economica cavalcando la retorica dei “favoritismi sociali” nei confronti dei migranti a discapito di milioni di italiani che vivono in povertà.

Con questo strumento deostruiamo e disconosciamo con dati e fatti questi stereotipi, mostrando come siano completamente inadatti a raccontare una realtà in cui non esistono sistemi di accoglienza ma schedature, lavori sottopagati e senza diritti, rimpatri e clausure inumane all’interno dei CIE (Centri di identificazione ed espulsione).

L’opuscolo è stato recepito da entrambi gli invitati (Stefano Ferro di Padova accoglie, impegnato nelle attività di accoglienza; prof. Vincenzo Romania, docente di Sociologia della comunicazione) con favore e come piccolo elemento di una “cassetta degli attrezzi” per favorire il dialogo e l’esclusione dei discorsi xenofobi nell’affrontare il problema.

Se Stefano Ferro ha analizzato il fenomeno dal punto di vista dell’accoglienza, ponendo come problema la capacità di costruire nodi di riconoscimento, inserimento e solidarietà tra migranti e migranti e tra migranti e comunità locali, Vincenzo Romania ha analizzato il fenomeno dal punto di vista della sua narrazione e criminalizzazione da parte delle destre, rivendicando la funzione politica e demistificatrice del sapere (“il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione”, M. Foucault).

Abbiamo più che mai bisogno di “saperi di frontiera” in grado di rompere le barriere del pietismo/perbenismo e del menefreghismo che non ci permettono di leggere con sguardo attento i fenomeni in atto. Ne abbiamo bisogno per ricostruire una cultura aperta in grado di valorizzare le differenze e costruire uguaglianza senza ridurre ogni diversità ad un’uniformità, sintomo di una società bloccata ed incapace di innovarsi, senza storia e senza futuro.

Per noi è centrale, in questo, il ruolo dei saperi nella critica del presente, nel contrasto alle diseguaglianze, al razzismo e alle discriminazioni, nell’impegno per una trasformazione sociale sempre più urgente e necessaria.

Quest’opuscolo si colloca quindi in questa visione, pensato per essere diffuso nei luoghi del sapere e della formazione, quindi a partire dalle scuole e dalle Università, alle aule studio, alle biblioteche, ma è anche adatto per essere uno strumento per le associazioni, le realtà e le coalizioni che già lavorano nella costruzione di un società di pace e di interazione universale. Saperi di Frontiera è una campagna che parte oggi; non è uno spazio chiuso ma vive di totale apertura come tutte le reti che in questi anni abbiamo saputo costruire.

Il 2016 per noi sarà un anno di sperimentazione in grado di mettere in luce la possibilità di costruire queste conoscenze, questa cultura solidale e dell’accoglienza in grado di determinare nella nostra città le possibilità di un modello sociale migliore bastato sulla valorizzazione e la contaminazione delle differenze, sulla solidarietà, la sostenibilità e la pace.

Davide Lorenzon, ASU Padova (circolo ARCI)

One thought on “Saperi clandestini: costruiamo conoscenza sui migranti

  1. Incredibile: tanto l’opuscolo è comunicativamente sintetico ed efficace, necessario per ri-stabilire un po’ di verità, tanto l’articolo è retorico, vecchio e noioso.
    Un pessimo “lancio” ad una iniziativa meritoria.
    La mancanza di umiltà di alcuni gggiovani che si credono grandi filosofi è sconcertante.

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